Premiati i custodi della

biodiversità

C’è Slimane Bekkay, un agricoltore algerino avvolto in una grande tunica bianca, è piccolo e porta una meletta minuscola ma profumatissima: senza di lui non esisterebbe più. C’è Isabella Dalla Ragione, che assieme al padre Livio creando Archeologia arborea ha salvato dall’estinzione la pera ghiacciola, che disseta più di un bicchier d’acqua, e la mela agostina, piena di liquido come una spremuta. Ci sono Carlo Petrini e Antonio Onorati, che si battono per difendere le basi genetiche e sociali dell’agricoltura. C’è Jose Esquinas-Alcazar, che prima ha raccolto 400 varietà di melone in Spagna e poi ha passato 22 anni alla Fao a difendere le diversità delle colture. Ci sono Panagiotis Sainatoudis, che ha recuperato 1.500 varietà vegetali e le ha distribuite a 30 mila contadini greci, e Ismail Abdel Galil, il fondatore della banca genetica del deserto egiziano. Sono i custodi della diversità nel Mediterraneo premiati in Campidoglio. Le loro sono storie di resistenza, resistenza alla pialla che livella il pianeta cancellando la ricchezza che la vita ha accumulato in oltre tre miliardi di anni di evoluzione.
Nella giornata mondiale dedicata alla difesa della biodiversità si fa il bilancio delle vittime. Un bilancio pesante: le specie scompaiono perché vengono distrutti gli habitat che le ospitano e perché il cambiamento climatico sta modificando i luoghi a una velocità mai sperimentata. E’ un danno planetario che si ripercuote su di noi come un boomerang. Secondo Biodiversity International entro la metà del secolo, a causa del caos climatico, colture fondamentali come il grano, l’avena e la segale saranno in grave difficoltà. E un mondo agricolo che faccia affidamento su poche varietà si troverà esposto alla crescente pressione delle malattie e dei parassiti: è quello che sta accadendo visto che delle 30 mila specie commestibili in natura ne usiamo solo 3 per ricavare il 60 per cento del nostro fabbisogno calorico.
Non va meglio in Italia. Alla fine dell’Ottocento si contavano 8 mila varietà di frutta, oggi si arriva a poco meno di 2 mila. Ma se non ce le teniamo strette anche loro in buona parte svaniranno. L’erosione della biodiversità in agricoltura è un processo silenzioso che non comporta la pubblicazione di liste rosse di specie in estinzione, ma mette in pericolo il futuro stesso dell’agricoltura e dunque il nostro equilibrio alimentare.
I custodi della diversità del Mediterraneo, con le loro battaglie concrete, hanno dimostrato che lo sterminio della biodiversità può essere fermato. «Se continuiamo a fare domande, se non ci arrendiamo, le risposte alla fine arriveranno», ha detto Slimane Bekkay.

Fonte:  la Repubblica.it

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